Lo stato del consenso prevede diverse voci legate ai diversi tipi di cookie. Mediamente, due sono i tipi di cookie importanti: quelli statistici (per i tool di analytics che usano uno user id persistente, come GA4) e quelli di marketing (per servizi di tracciamento come Google Ads, il pixel di Facebook ecc).
Quando si carica la pagina di un sito, lo stato del consenso per questi tipi di cookie viene impostato di default su “denied”, come prevede il GDPR. Quindi il Consent Mode si interfaccia con la CMP (la piattaforma che gestisce il banner dei cookie nel sito) e si aggiorna in base alle scelte fatte dall’utente. Quindi, ad esempio, se l’utente ha accettato i cookie di marketing, lo stato del consenso per le funzionalità di marketing verrà aggiornato a “granted”.
Il Consent Mode si integra nativamente con le principali CMP sul mercato, ma è comunque compatibile con qualunque soluzione CMP. Se l’integrazione non è nativa, si può facilmente impostare manualmente l’aggiornamento del consenso con semplici comandi in gtag.
Cosa cambia con il Consent Mode?
La novità più interessante è il comportamento dei tag di Google (GA4, Google Ads, Floodlight ecc): se il consenso necessario a questi cookie è “granted”, allora tutti i tag partiranno normalmente, utilizzando i rispettivi cookie. Se il consenso è “denied”, le chiamate ai servizi Google partiranno comunque, ma in forma anonima (lo user id sarà un valore random e diverso da pagina a pagina).
Inoltre, per quanto riguarda le conversioni, Google promette, attraverso l’interpolazione di dati completi e ping anonimi, di ricostruire una attribuzione delle conversioni prossima alla realtà. In questo modo, avremo informazioni molto più complete sullo stato del sito web e sull’efficacia delle campagne adv, nel rispetto della privacy degli utenti.
E I tag degli altri servizi? Se installati in TagManager, possiamo usare il Consent Mode per gestire anche questi tag: basterà dire al TagManager di quali consensi quei tag hanno bisogno. Se i consensi ci sono, i tag scatteranno senza problemi. Se quei consensi sono negati, i tag verranno bloccati dal TagManager. Non sarà quindi più necessario verificare il cookie dei consensi per capire se quei tag sono autorizzati o meno, perché in pratica lo ha già fatto il Consent Mode.
In concreto? Se il sito era ben configurato, prima del Consent Mode un tool come GA4 non poteva essere utilizzato quando l’utente sceglieva “rifiuta tutti” o “chiudi senza accettare” nel banner dei cookie. Questo si traduceva in una perdita di sessioni del 50% o più.
Con il Consent Mode, la chiamata a GA4 partirà comunque: una chiamata completa in caso di accettazione dei cookie, una chiamata anonima in caso di rifiuto. Quindi 100% del traffico registrato, al netto di glitch di rete, ad-blocker, ecc.
Ma il Consent Mode è obbligatorio, come ha tuonato Google?
No. Per il DMA, Google deve garantire che i suoi servizi vengano utilizzati in linea con i consensi degli utenti. Il Consent Mode fa questo, ma non è l’unico modo di farlo. Chi è stato ligio da subito e ha gestito i tag analitici e pubblicitari seguendo i consensi degli utenti può continuare a farlo, ma deve comunicare a Google che i dati personali registrati tramite i suoi tag sono stati raccolti rispettando il consenso degli utenti.
Il consiglio è comunque passare al Consent Mode, per guadagnare tutti quei tracciamenti altrimenti persi con una gestione manuale dei consensi.
Cosa succede se non uso il Consent Mode e non mi attivo per garantire che i miei tag sono gestiti rispettando le scelte degli utenti?
Non c’è una risposta ufficiale, ma su diversi siti stanno cominciando a comparire cali anomali di traffico o di eventi, messaggi di errore negli account GA4, strani blocchi alle chiamate verso i servizi di Google. Il consiglio, ancora una volta, è di “mettere in regola” quanto prima: i vantaggi valgono lo sforzo (contenuto) dell’installazione.