Lercio e il suo ritratto irreverente dell'Italia contemporanea: viaggio nel backstage della satira. Intervista al redattore Davide Paolino.

In un'Italia in cui la realtà spesso supera la fantasia, Lercio – lo sporco che fa notizia, emerge non solo come fenomeno editoriale, ma come la necessità quasi vitale di sorridere, districandosi abilmente tra il vero e il verosimile.

05 Dicembre, 2023 - ~ 8.5 minuti

Ideato da Michele Incollu come parodia del free press Leggo, dal quale riprende il font del logo, il sito Lercio.it pubblica la sua prima notizia il 28 ottobre 2012 e oggi vanta un seguito che supera 1,5 milioni di follower su Facebook e sfiora il milione su Instagram, ergendosi come la testata satirica più popolare del Paese.

Dietro questo successo c’è una formula unica: la capacità di sezionare i paradossi sociali, convertendo la cronaca in parodia e l’attualità in racconti caustici. Nell’ambito di questo cosmo rovesciato, abbiamo avuto il privilegio di dialogare con il redattore Davide Paolino, uno degli artefici di uno specchio della società che, attraverso l’ironia e la satira, svela innumerevoli verità sottese.

Qual è stato il momento chiave che ha dato vita a Lercio e come ha visto cambiare la percezione della satira in Italia da quel momento?

La genesi di Lercio affonda le sue radici nell’acume di Michele Incollu, membro di un gruppo di promettenti scrittori satirici formatisi nella fucina di Daniele Luttazzi. Partecipavamo a un progetto online di satira quotidiana, esercitandoci nella stesura di battute incisive sui fatti del giorno. Al termine di quell’anno formativo, abbiamo deciso di continuare l’esperienza nel cyberspazio. Correva l’anno 2009, 2010 – l’alba di Facebook – e lì, sotto l’egida del collettivo Acido Lattico, si è concretizzata la diretta eredità della palestra luttazziana: verità e sarcasmo in dosi quotidiane.

Un giorno propizio, Michele ha lanciato un blog personale, un pastiche della prima pagina del quotidiano Leggo, ma con notizie così assurde da sfiorare il paradosso, pur mantenendo un’impronta sensazionalistica. La svolta avvenne quando questo esperimento fu condiviso in massa su Facebook dagli utenti: un successo travolgente.

Tuttavia, il vero boom del Lercio si registrò a gennaio 2013 con il clamoroso articolo: Errore nel sistema operativo: Radio Maria trasmette i Megadeth. La nostra formula era semplice: una notizia di fantasia, un titolo accattivante e un articolo che ne esaltasse la battuta, con il fittizio Pio Settimino che, in un’intervista irriverente, dichiarava di aver dato una svolta heavy metal alla programmazione radiofonica. L’eco del nostro lavoro risuonò fino a Repubblica XL, che cascò nel tranello, rivelando così la sottile linea tra realtà e finzione che la satira abilmente sfrutta. E, in un incredibile epilogo, non furono i giornali italiani, bensì un sito svizzero a chiedere conferma al vero Padre Livio di Radio Maria, il quale smentì la notizia ma successivamente si fece notare con uscite controverse sui “terremoti generati dall’omosessualità” – a suo dire.

Da quel momento, Lercio eclissò il fratello maggiore Acido Lattico, diventando un punto di riferimento per l’ingegno satirico, testimoniando come la satira fosse uno strumento di riflessione imprescindibile nella società.

Qual è stata la reazione più incredibile da parte di una testata giornalistica al rivelarsi di una notizia satirica da loro scambiata (e condivisa) per vera?

La risposta del panorama editoriale è sempre stata sorprendentemente vivace, come dimostra il caso che ho appena citato con Repubblica XL. Di fronte alla nostra rivelazione della natura satirica dell’articolo, il giornale ha reagito con una disarmante sincerità, tingendo il loro commento di una sfumatura che oscillava tra l’incredulità e il gioco: “Ci piace credere che sia successo veramente”. Tale scambio non solo ha sottolineato il carattere ambiguo della satira, capace di oscurare il confine tra la realtà e la finzione, ma ha anche messo in luce la sua capacità di provocare una riflessione attraverso il riso, invitando a una seconda lettura della realtà, spesso più profonda e acuta grazie all’ingegnosità dell’assurdo.

Quali sono state le notizie più sconvolgenti pubblicate da Lercio e quale la reazione del pubblico e della stampa a queste provocazioni?

Durante il governo Letta, una delle nostre notizie più virali fu quella in cui si satirizzava dicendo che “i cani e i gatti degli italiani sarebbero stati utilizzati per sfamare gli immigrati”. Questa notizia shock, attribuita al ministro dell’integrazione Cecile Kyenge​, voleva ridicolizzare i pregiudizi più radicati e beceri. L’articolo, che giungeva a inventare altre situazioni grottesche quali l’assegnazione di ville storiche agli immigrati e l’assurda menzione di una famiglia rom con due automobili, di cui una “incinta”, ha sorprendentemente raccolto una notevole condivisione sui social con commenti indignati – come di fronte a notizie reali – evidenziando la facilità con cui certi stereotipi possano essere accettati come verità.
Nel 2019, abbiamo poi toccato il tema dei vaccini con un articolo che affermava che “i bambini arrugginiscono dopo il bagno a causa dell’eccesso di metalli nei vaccini”. La battuta, che si rivolgeva direttamente ai NO-VAX per sfatare le loro convinzioni, è stata paradossalmente diffusa in massa proprio da loro, ossia dai gruppi più critici nei confronti della vaccinazione.

Che tipo di satira e informazione offrite, e da quali fonti storiche e culturali traete ispirazione per il vostro approccio al giornalismo parodistico?

Lercio intende posizionarsi come baluardo della satira responsabile, erede di una lunga tradizione di mock journalism, un’arte che si estende ben prima della nostra era moderna.

Potremmo citare l’esempio di Benjamin Franklin, che sotto le mentite spoglie di una vedova di guerra dispensava consigli domestici e di bon ton sul giornale del fratello. La finzione era così ben costruita che Franklin ricevette addirittura mazzi di fiori da ammiratori inconsapevoli, finché non fu costretto a rivelare la propria identità. E come non menzionare Orson Welles con la sua celebre messa in onda de “La guerra dei mondi”?

Ci facciamo carico di questo retaggio culturale, promulgando le tecniche di una satira intelligente e responsabile, con l’obiettivo di educare il pubblico a discernere tra le fake news e la satira stessa.

La nostra intenzione non è mai stata quella di ingannare, ma di offrire una critica sociale pungente e costruttiva, puntando il dito contro i potenti e gli ingiusti, mai contro le vittime, mantenendo una linea editoriale che rifiuta una comicità crudele e insensibile verso i fatti di cronaca più dolorosi. Abbiamo scritto appositamente un saggio intitolato “Mock’n’troll” che riprende la storia del mock journalism appunto da Franklin ai giorni nostri.

In un’era in cui le informazioni non verificate e le fake news sono all’ordine del giorno, quali accorgimenti prendete per assicurarvi che la satira non venga confusa con la realtà?

La nostra linea non attraversa mai il confine con l’informazione live su eventi tragici, un principio che abbiamo rispettato in modo ancora più attento dopo che il dramma di Charlie Hebdo ha scosso il mondo. Lenny Bruce insegnava che “la satira è tragedia più tempo, se aspetti abbastanza tempo, il pubblico, i recensori, ti permetteranno di farci satira“; pertanto, rispettiamo un lasso di tempo adeguato dopo ogni evento doloroso, prima di formulare satire.

Per esempio, la scomparsa di un monarca come la Regina Elisabetta, che ha avuto un lungo e influente regno, è stata trattata con una battuta immediata, ma rispettosa, attenendosi ai limiti del buon gusto.

Riguardo ai limiti imposti dalla legge, collaboriamo con siti di mock journalism internazionali, scambiandoci notizie che rispettano le normative di ciascun paese. Un famoso sito di satira egiziano sfida coraggiosamente il proprio governo con satire che spingono i confini dell’opinione pubblica, sottolineando l’importanza di esercitare la libertà di espressione anche in contesti molto restrittivi. Una delle notizie che mi ha maggiormente colpito, da loro diffusa, è stata: “la comunità omosessuale in Egitto esiste, ma è omofoba” – attaccando uno degli argomenti più controversi del paese, dato che essere gay in Egitto può costarti la vita.

La distinzione tra fake news e le nostre battute satiriche è evidente nel tono e nell’approccio, ma ci piace pensare di avere anche una funzione pedagogica. Di fatto, insegniamo agli utenti dei social media a verificare sempre le fonti, evitando di cadere nella trappola della condivisione impulsiva. Questo è particolarmente rilevante nell’era digitale, dove le notizie vengono consumate rapidamente e spesso senza la dovuta attenzione.

Uno dei primi articoli virali di Lercio, pubblicato nel Gennaio 2013 (LINK)

In un’epoca dominata dalla rapidità delle condivisioni sui social media, qual è la visione dele Lercio riguardo all’etica giornalistica e come vi confrontate con la sfida della disinformazione?

Lercio riconosce l’importanza cruciale di un giornalismo che mantenga la sua integrità nell’era digitale.A mio avviso, attualmente è Il Post a distinguersi come una delle migliori testate giornalistiche in Italia, perché verifica sempre le sue fonti. Oggi più che mai emerge infatti l’importanza del fact-checker, soprattutto dopo l’elezione di Trump e la conseguente proliferazione di fake news nel giornalismo americano. In risposta alla crisi delle vendite dei giornali cartacei e al calo dei ricavi dalla pubblicità online, molti media si concentrano sulla pubblicazione di un alto volume di contenuti, spesso a discapito della verifica. Ad esempio, l’ANSA ha diffuso anni fa una notizia secondo cui l’80% dei francesi credeva che “il clitoride fosse un modello di auto”: per l’assonanza tra “Clitoris” e “Yaris”. Tale notizia, originata dal sito satirico francese Le Gorafi, è stata ripresa da un redattore che la riteneva autentica e ha rapidamente circolato anche nelle testate italiane, evidenziando i rischi della velocità di diffusione delle informazioni.

Durante la vostra carriera, quali sono state le reazioni del pubblico più sorprendenti che avete ricevuto in risposta a un pezzo satirico pubblicato?

I nostri lettori si sono gradualmente abituati al nostro approccio narrativo e, nel tempo, abbiamo osservato che certe freddure hanno riscosso maggior successo di altre, ma senza grossi sismi. Persino quando abbiamo proposto scherzi dal tono più scuro e provocatorio, la nostra affezionata comunità di sostenitori è stata pronta a difenderci. Recentemente siamo stati tacciati di essere pro-governo Meloni a seguito di un articolo che ironizzava sulla situazione delle donne in Italia. La battuta che ha generato un’enorme ondata di contatti online, era: “Ginecologo di Elodie rivela: La visito a distanza guardando i suoi video”. Questo articolo ha innescato alcune risposte pungenti, con individui che hanno definito la nostra satira misogina e patriarcale. Essendo noi propensi al dialogo con i nostri lettori, abbiamo interagito direttamente con donne che partecipano a collettivi femministi e che combattono per queste cause, chiedendo loro un parere sulla delicatezza del nostro umorismo. La risposta è stata unanime: la satira era accettabile e in linea con il nostro stile. D’altronde, ciliegina sulla torta, Elodie è anche una nostra fan.

Potresti illustrare un caso specifico in cui la vostra satira ha avuto un impatto significativo sul dibattito pubblico o politico italiano?

Quest’anno abbiamo pubblicato una battuta satirica legata a una mostra del Perugino presso la Galleria Nazionale dell’Umbria: “Colto da sindrome di Stendhal nella sala del Perugino, portato d’urgenza a visitare Terni”. La reazione fu intensa: alcuni esponenti politici della regione, irritati, hanno tentato di portare la questione all’attenzione del Parlamento, chiedendo addirittura le dimissioni del presidente della Galleria Nazionale dell’Umbria.

In un altro esempio rilevante, durante il governo giallo-verde, l’allora Ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha reagito pubblicamente a un nostro articolo satirico che riguardava i suoi famosi selfie a cena, e un finto libro, intitolato: Matteo Salvini – Tragedie in mare e piatti da abbinare. Poco tempo dopo, Salvini ha citato il Lercio per dichiarare autentica un’altra notizia, dicendo espressamente: Questo non è Lercio – dimostrando la risonanza del nostro lavoro nell’ambito politico.

Un altro episodio degno di nota si è verificato quando abbiamo pubblicato un pezzo in seguito al naufragio di Cutro, commentando ironicamente la partecipazione di premier e ministri al compleanno di Matteo Salvini post- tragedia, presentando un finto libro attribuito a Giorgia Meloni: Cosa cantare al karaoke dopo una tragedia in mare. Secondo il nostro articolo, il libro includeva classici come “La canzone di Marinella” (che hanno effettivamente cantato), “Titanic” di De Gregori, “Finché la barca va” di Orietta Berti e “Me ne frego” di Achille Lauro – da cantare quando i soccorsi sono in ritardo​​. Il nostro approccio satirico ha stimolato discussioni importanti, pur mantenendo un elemento di intrattenimento.

Infine, vorrei condividere un ricordo: la prima volta che abbiamo partecipato al Festival del Giornalismo di Perugia, eravamo preoccupati per la possibile reazione dei colleghi rispetto ai nostri articoli, che spesso ironizzano sul modo di fare giornalismo. Pensavamo: “appena entriamo in sala, questi ci menano”.

Al contrario, siamo stati accolti calorosamente, dimostrando così il loro grande senso dell’umorismo.

La redazione di Lercio

Potresti descrivere chi forma il team di Lercio e come definite le vostre identità professionali?

Il nostro Team è composto da un gruppo di 20 persone, ognuna con percorsi e mestieri diversi. Anche se molti di noi avrebbero voluto diventare giornalisti, abbiamo scoperto nel Lercio un modo unico e personale di raccontare la realtà. Per noi non rappresenta solo un hobby, ma l’esigenza profonda di esprimere la nostra visione del mondo.

Avete mai incontrato situazioni in cui vi siete sentiti obbligati a esercitare l’autocensura? In caso affermativo, come avete gestito tali circostanze mantenendo la vostra integrità editoriale?

Ricordo un episodio in particolare, in cui abbiamo dovuto modificare una battuta. Dopo la pubblicazione del pezzo: “Lega: Via dalle scuole gli orologi con i numeri arabi”, siamo stati contattati dal rappresentante della Lega Nord del comune menzionato nell’articolo, che ha contestato l’affermazione. Per risolvere il malinteso, abbiamo semplicemente cambiato il nome del comune. Questa modifica ha mostrato la nostra flessibilità editoriale senza compromettere lo spirito satirico.

Nel tempo, abbiamo osservato come sia cambiata la percezione pubblica di certe battute. Riconosciamo che ci sono contenuti pubblicati nel 2012 che oggi sceglieremmo di non riproporre. La nostra satira non è mai impulsiva; ogni battuta che compare su Lercio è frutto di un processo di riflessione ponderata.

Quali consigli offriresti a coloro che aspirano a intraprendere una carriera nella satira, specialmente sui social media?

Luttazzi ci suggeriva di leggere, di sviluppare un pensiero critico, scrivere molto e studiare il lavoro dei comici del passato come Lenny Bruce. Attivo principalmente negli anni ’50 e ’60, Bruce si esibiva in spettacoli dal vivo in cui affrontava temi tabù come la politica, la religione e la morale, spesso sfidando le convenzioni dell’epoca. La sua satira audace lo ha portato ad affrontare problemi legali legati alla libertà di espressione.

Inoltre, nel corso degli anni, abbiamo assistito all’evoluzione della stand-up comedy, con una maggiore interazione tra comici e pubblico, e questo è un altro approccio che vorrei consigliare: coinvolgere persone al di fuori del palcoscenico, come fanno la Gialappas e Crozza. Inoltre, abbiamo avuto il piacere di collaborare con Giobbe Covatta, un altro esempio al quale ispirarsi, se si vuole intraprendere questo affascinante percorso.

Aggiungo che alcuni componenti della redazione di Lercio stanno tentando, anche con successo, di calcare i palchi d’Italia come stand up comedian: Sandro Cappai, Albert Huliselan Canepa e in misura minore anche altri.

E ora qualche parola su di te, Davide Paolino: chi sei, cosa fai e come riesci a conciliare la tua vita privata e il Lercio?

Sono un ragazzo di trentasei anni (ancora per poco). Da due, lavoro come copywriter per un’agenzia specializzata prettamente nel settore food anche se si sta allargando a tutti i settori. Scrivo campagne social, spot e idee per il settore alimentare e… anche per il make-up. Ho scoperto un mondo che non conoscevo, ora quando vedo delle occhiaie penso che mi serva un correttore.

Cerco di raccontare il mio punto di vista in diversi contesti. Ogni copywriter ha il suo stile, il mio è quello “divertente”. Ci provo. Penso di avere una visione più laterale rispetto a chi ha studiato Comunicazione. Ho partecipato a convegni, incontri e spettacoli nel corso degli anni, e mi sono tolto lo sfizio di effettuare anche delle lezioni universitarie grazie a Lercio. La quotidianità con Lercio è stata la mia palestra di scrittura. Ringrazio Gianni Zoccheddu, il collega del sito che all’inizio correggeva i miei articoli e mi ha fornito le linee guida. Mi ha insegnato a ragionare per punti, a non dilungarmi e ad arricchire il testo con rimandi e battute inaspettate. Quando si affrontano argomenti seri, inserisco battute che sorprendono. Insieme a Gianni ho anche fatto un viaggio in Africa con Amref per una campagna uscita su Corriere della Sera e Repubblica. Durante questo viaggio, abbiamo coinvolto un rappresentante dell’immigrazione fittizio, chiamato Primo Italico, cercando di sfidare le tante convinzioni e i terribili pregiudizi sulle persone di colore.

Davide Paolino, redattore di Lercio

LERCIO www.lercio.it è un sito web satirico italiano fondato nel 2012 da Michele Incollu, noto per le sue finte notizie comiche che parodiano la stampa sensazionalistica. Gestito inizialmente dal collettivo Acido Lattico, i cui membri provengono da “La Palestra”, sito di formazione satirica di Daniele Luttazzi, Lercio si è rapidamente affermato nella cultura italiana, vincendo premi e guadagnando riconoscimenti come sedici Macchianera Italian Awards e il Premio Satira Politica Forte dei Marmi. Con apparizioni in radio, TV e festival, Lercio offre una satira acuta che esplora i confini tra notizia e finzione, influenzando il pubblico e la critica con il suo taglio unico e irriverente.