Whistleblowing in azienda: nuova normativa, obblighi da rispettare e sanzioni da evitare.

Cosa si intende per Whistleblowing? Perché se ne sta parlando in questo periodo? Quali soggetti giuridici sono obbligati a conformarsi? Quali sono le sanzioni per il mancato adeguamento? Abbiamo raccolto qui tutti i dettagli più importanti riguardanti la recente nuova normativa, suggerendo alle aziende tutte le azioni da compiere per mettersi in regola e non essere sanzionabili.

30 Giugno, 2023 - ~ 2.5 minuti

Whistleblowing in azienda: nuova normativa, obblighi da rispettare e sanzioni da evitare.

A partire dal 15 luglio, sono stati introdotti nuovi obblighi per i datori di lavoro privati per garantire la conformità con le nuove regole riguardanti la protezione dei dipendenti che segnalano atti illeciti di cui sono stati testimoni sul luogo di lavoro.

Questo processo è comunemente noto come “whistleblowing” (letteralmente “soffiata” o  “segnalazione”), ed è stato regolamentato dal recente Decreto Legislativo n. 24/2023, il quale ha recepito l’ultima direttiva europea riguardante questa tematica. Fino ad ora, una protezione simile era già in vigore per i dipendenti del settore pubblico, ma a partire da quest’anno, sarà estesa anche al settore privato.

Per comprendere nel dettaglio la normativa e i termini per il conseguente adeguamento è possibile fare riferimento alle nuove  linee guida ANAC e al Regolamento per le segnalazioni esterne e le sanzioni, sempre da parte di ANAC.

Ma mettiamo ordine all’interno dello scenario che si è venuto a delineare.

Destinatari della normativa

La recente normativa coinvolge sia i datori di lavoro privati con una media annuale di almeno 50 dipendenti, che alcuni datori del settore pubblico, come amministrazioni pubbliche, autorità amministrative indipendenti, enti pubblici economici, organismi di diritto pubblico, e altri.

Data di entrata in vigore

Il decreto entrerà in vigore in diverse fasi. A partire dal 15 luglio, i soggetti pubblici e i datori di lavoro privati che hanno avuto, nell’ultimo anno, una media di almeno 250 lavoratori subordinati a tempo indeterminato o determinato, sono obbligati a istituire canali di segnalazione. 
Questo obbligo si applica anche a quelli che operano in specifici settori, come servizi, prodotti e mercati finanziari, sicurezza dei trasporti, tutela dell’ambiente, anche se non raggiungono la soglia minima di 50 dipendenti. Saranno comunque tenuti all’obbligo anche i datori che adottano i modelli di organizzazione e gestione di cui al Dlgs 231/2001, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda.
Le imprese con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 249 avranno tempo fino al 17 dicembre 2023 per adeguarsi.

Gli obblighi da rispettare

Quali sono gli obblighi da rispettare entro queste scadenze? Il primo è quello di implementare una piattaforma di segnalazione sicura, in grado di tutelare l’anonimato e i dati personali del segnalante. Le aziende dovranno gestire le segnalazioni attraverso software dotati di sistemi crittografici, garantendo la riservatezza dell’identità del segnalante, delle persone coinvolte e del contenuto stesso della segnalazione. 
La protezione può estendersi anche ai lavoratori autonomi, nonché a coloro che non sono dipendenti ma hanno un rapporto di collaborazione o consulenza con l’azienda.
I canali di segnalazione possono prevedere l’uso di comunicazioni scritte, digitali o dialoghi diretti con il segnalante.
La responsabilità della gestione del canale di segnalazione può essere assegnata a una persona o a un ufficio interno autonomo, dedicato e con personale appositamente formato, oppure a un soggetto esterno, incaricato specificamente di tale compito.

Le modalità di segnalazione

I canali di segnalazione possono essere diversi: in generale, si dovrà utilizzare quello interno nel contesto lavorativo), ma in casi particolari si potrà ricorrere a canali esterni come l’ANAC, la divulgazione pubblica o la denuncia alle autorità giudiziarie. Le segnalazioni riguarderanno comportamenti, atti o omissioni che danneggiano l’interesse pubblico o l’integrità dell’amministrazione pubblica o delle aziende private (ad esempio, illeciti amministrativi, contabili, civili o penali) o condotte rilevanti ai sensi del Dlgs 231/2001.

Le sanzioni

Affinché le nuove norme siano effettivamente rispettate e per evitare l’applicazione del rigido sistema di sanzioni previste dalla nuova normativa, introdotte dall’ANAC, che vanno da 10.000 a 50.000 euro, è fondamentale istituire canali di segnalazione, adottare procedure per la gestione delle segnalazioni e prevenire comportamenti di ritorsione. Inoltre, il trattamento dei dati personali e la documentazione delle segnalazioni dovranno rispettare le regole e i principi del GDPR.

Il nostro supporto alle aziende

Grazie alla nostra esperienza nella realizzazione di piattaforme web, siamo in grado di supportare completamente le aziende da un punto di vista delle tecnologie da implementare, per gestire in modo ottimale le normative legate al Whistleblowing.

In particolare forniamo una piattaforma, basata su una tecnologia open source leader nel campo d’applicazione, dedicata alla gestione delle segnalazioni in maniera anonima, nel rispetto delle compliance e delle persone coinvolte. Ci occupiamo anche dell’interfacciamento di questa soluzione, o di altre piattaforme identificate dal cliente finale, all’interno dei siti internet o delle intranet dell’organizzazione.

Inoltre, per quanto riguarda gli aspetti legali, possiamo fornire supporto grazie a un partner di primo livello sul territorio italiano.

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