“Il suono in cui viviamo”: nuove frontiere della comunicazione musicale e sonora

𝗧𝗔𝗟𝗞𝗜𝗡𝗚 𝗛𝗘𝗔𝗗𝗦 #𝟮 - 𝗜𝗟 𝗦𝗨𝗢𝗡𝗢 𝗜𝗡 𝗖𝗨𝗜 𝗩𝗜𝗩𝗜𝗔𝗠𝗢 è stato il nostro secondo evento live della nuova rassegna di talk che abbiamo organizzato in questi mesi ad Arcella Bella a Padova, per esplorare con diversi professionisti del settore alcuni degli argomento di maggior rilievo e complessità nel mondo della comunicazione odierna, con l’obiettivo di dare spunti e suggestioni agli addetti ai lavoro, tanto in azienda quanto in agenzia.

16 Giugno, 2023 - ~ 8.5 minuti

Dopo la prima puntata dedicata al mondo dei creator, con la nostra rassegna Talking Heads ci siamo addentrati nella dimensione musicale e sonora che sempre di più avvolge le esperienze delle persone, con un impatto a livello sociale, culturale e di business davvero incalcolabile, e che vede coinvolti anche i brand che stanno trovando nella “aural attention economy” un terreno sempre più fertile, e in parte ancora inesplorato, per cogliere l’attenzione del pubblico.

Uno dei primi contributi di NOOO Borders di un paio di mesi fa, “Dal Sound Branding al podcast, le evoluzioni delle nuove esperienze sonore”, aveva fatto il punto proprio su questo nuovo trend.

I consumi sono sempre più liquidi e accessibili, con lo sviluppo dei servizi musicali in streaming, con library infinite e accessibili on demand ovunque, una diffusione sempre maggiore di elementi musicali tra reels, instagram stories e soprattutto contenuti su TikTok, una piattaforma social che è arrivata a influenzare la produzione stessa di contenuti musicali, come già approfondito sempre su questi spazi, qualche settimana fa con “L’impatto rivoluzionario di TikTok sulla musica contemporanea: un nuovo paradigma creativo“.

A questo contesto aggiungiamo anche lo sviluppo dei dispositivi “hardware” con i quali fruire esperienze sonore sempre più costanti e immersive, sia a casa che in mobilità, basti pensare alle evoluzioni di tutti gli “hearables”, degli smart speakers e altri device.

L’elemento musicale inoltre si fa più vivo che mai nelle produzioni cinematografiche e audiovisive. Negli ultimi anni, il modello “serie tv” di Netflix e Prime Video, solo per citare i due principali player di mercato, ha moltiplicato all’ennesima potenza i contenuti e di conseguenza gli elementi musicali presenti al loro interno. Basta chiudere gli occhi e pensare a qualche titolo associato in maniera indissolubile alla sua colonna sonora, dall’esempio nostrano di “Mare Fuori” (disco d’oro con oltre 50.000 copie vendute) fino ai grandi classici di “Narcos” con “Tuyo” di Rodrigo Amarante o il revival anni ‘80 di “Stranger Things”, tra “The Neverending Story” di Limhal e “Running Up The Hills” di Kate Bush, divenuta un tormentone all’interno di alcune puntate chiave della quarta stagione, tanto di trovare a seguire un incredibile impennata di ascolti su Spotify. Tra cinema, tv e altre produzioni audiovisive gli esempi possono essere moltissimi.

Rimanendo sempre nella sfera “sonora”, Netflix stessa ha proposto un mirabile esempio di sound branding, attraverso il suo sound logo iconico, attorno al quale ha costruito anche una sue campagne di comunicazione. Se vi scriviamo #Tudum, sappiamo già qual è il suono che vi rimbomba dentro la testa!


L’argomento è davvero vastissimo ed è bastato intavolare una fervida discussione per coglierne la complessità di base, le infinite sfumature, i meccanismi di mercato facilmente intuibili anche a livello mainstream ma nel contempo la presenza di territori ancora inesplorati e potenzialità da esprimere.

Da parte nostra, si tratta di una passione innata verso un territorio musicale e sonoro che ha sempre rappresentato tanto da un punto di vista culturale, sin dai primissimi anni di nascita di NOOO come agenzia e prima ancora di Studio NOOO come hub creativo. Nel 2010 avevamo per le mani infatti un progetto di Media Educationmusic based“, portato anche in diversi istituti scolastici e sul quale oggi stiamo spendendo più di qualche pensiero evolutivo.

Questo progetto portava (o meglio, lo porta ancora) il nome Soundscape e già all’epoca ci ha ispirato ad esplorare in maniera curiosa e divertita l’intreccio amoroso tra musica e cinema, dalle grandi e iconiche colonne sonore (chiudete gli occhi di nuovo e stavolta pensate alla frangetta di Amelie che risuona al vento al ritmo del pianoforte di Yann Tiersen), ai grandi musical e biopic, passando per film (e registi) che facevano della musica la colonna dorsale delle proprie produzioni (binomio Kusturica / Bregovic su tutti), fino alle presenza di band e musicisti all’interno dei film, basti solo pensare alle realizzazioni di Jim Jarmusch con Iggy Pop, White Stripes, Tom Waits e Wu Tang Clan.

Il video qui sotto (low quality ma grandi emozioni) si racconta da solo!


In questo contesto così ricco di suggestioni, un ringraziamento va ai nostri ospiti Alberto Tessariol (Founder e Creative Strategist di Fortissimo), Silvia Bertelli (COO di Onlytech Industries), Francesco Gambarotto (Producer e Sound Designer) e Peter Leach (Audio Branding Strategist e Sound Designer), che hanno condiviso con noi e il pubblico presente al secondo appuntamento con Talking Heads, le proprie expertise e le proprie visioni su questa complessa e affascinante macro tematica.

Talkings Heads #2 – Il suono in cui viviamo @ Arcella Bella

Onlymusix e la rivoluzione del Web3

Abbiamo avuto la fortuna di avere Silvia Bertelli come nostra ospite. Silvia è COO di Onlymusix, la prima piattaforma italiana che permette la vendita e lo scambio di NFT concepiti e creati esclusivamente per il mercato musicale.

Onlymusix nasce da un progetto di Onlytech Industries, con l’obiettivo di avvicinare tutti i player dell’industria musicale, fornendo ai fan un modo completamente nuovo per supportare i propri artisti preferiti e permettendo alle etichette di trarre vantaggio da questi nuovi contesti, abitati da community fortemente ingaggiate e motivate, il tutto attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie legate alle criptovalute e alla blockchain.

Il valore di questo progetto viene dato dal fatto che c’è una piena adesione alle direttive europee per la tutela dei diritti dei consumatori, garantendo una corretta gestione di tutti gli aspetti fiscali che riguardano la compravendita di NFT.

Nel frattempo, proprio nei giorni successivi è uscito il libro “Almeno tu nel Metaverso”, di cui proprio Silvia cui è co-autrice assiema a Luana Caraffa, una pubblicazione che promette di essere un’utile guida sulle grandi opportunità che la rivoluzione del Web3 sta portando e porterà all’interno dell’industria musicale.

Cosa sono gli NFT musicali? Perché possono essere considerati come il primo vagito di una rivoluzione in grado di sovvertire l’industria musicale a vantaggio degli artisti? Comprendere il fenomeno degli NFT musicali significa comprendere il ruolo che la tecnologia blockchain potrà avere nel restituire alle opere musicali il valore che esse hanno perso a causa dello sfruttamento iniquo nella loro diffusione digitale, e comprendere la possibile dimensione futura di tale fenomeno per artisti, progetti, etichette, e piattaforme. Questo libro, che accompagna il lettore, in maniera dettagliata ma comprensibile, nella conoscenza della tecnologia Blockchain alla base degli NFT e del Web3, può essere inteso anche come il manifesto di una meravigliosa rivoluzione culturale che potrà essere attuata da tutti coloro che amano la musica e ne comprendono il vero valore.

Per l’acquisto online (consigliatissimo!) vi rimandiamo al sito di Mondadori o su Amazon.

Silvia Bertelli

Un po’ musicista e un po’ marketer: l’identikit del sound designer odierno

Con gli altri ospiti abbiamo affrontato il rapporto tra il mondo discografico e delle produzioni musicali con quello del marketing e dell’advertising, per comprendere come oggi sia sempre più necessario far dialogare queste diverse discipline.

Rubiamo la nostra citazione preferita dedicata al Sound Designer e ovviamente vi citiamo anche la fonte, grazie IED!

Il Sound Designer è un “progettista di comunicazione sonora”. Manipolatore dell’invisibile, dirige, orchestra e controlla il suono, lavorando su ogni oggetto e prodotto di comunicazione. Il suo regno sono sfumature e timbri, suoni d’ambiente, audio analogico e digitale. Sa trovarsi a suo agio con tutti i professionisti impegnati nella realizzazione di un oggetto visivo e sonoro. Soundtrack, effetti e installazioni sonore sono il suo pane quotidiano. Si occupa di percezioni sottili, invisibili: rende concreto l’incorporeo e, grazie alla passione e alla tecnica, lo fa diventare arte sonora.

Proprio in questo frangente è emersa la nuova dimensione del sound designer odierno, che necessita di avere sempre più familiarità con i linguaggi del marketing e dell’advertising, trovandosi a dialogare con manager e reparti creativi di brand guidelines, formati distributivi, valori aziendali e KPI.

In particolar modo Peter Leach e Francesco Gambarotto hanno presentato le diverse modalità con le quali “giocano” con la musica, dalle produzioni musicali e cinematografiche all’insegnamento, passando per il sound design di campagne adv o attività “in store”, con una capacità innata di leggere e interpretare tutti i fattori più importanti che determinano alcune scelte stilistiche e sonore, rispetto ad altre, tenendo fede a quello che il contesto socio-culturale in cui va ad innestare una proposta. Londra e Milano ad esempio sono due capitali europee ma le culture e le abitudini musicali locali, in maniera trasversale all’interno della società, sono estremamente diverse.

Come già accennato, sembra tutto così facile a prima vista (o meglio, a primo ascolto), quando si parla di musica e delle tematiche riguardanti l’audio branding. Soprattutto qui in Italia, ci muoviamo ancora un territorio in gran parte inesplorato sul quale, all’unanimità, abbiamo eletto oggi “Tutto è suono” di Chiara Luzzana, come uno dei pochi libri che riassume in maniera lucida e consistente questa disciplina e anche qui ci concediamo una citazione, funzionale al nostro racconto:

La musica che ascoltiamo, la natura, gli uccelli, i fiumi, così come le città, le auto e le navi: tutto produce suono. Noi stessi siamo degli strumenti musicali, con il ritmo del nostro respiro, con la nostra voce e le sue inflessioni. E poi ci sono i suoni non udibili, frequenze non percepibili dall’orecchio umano, che però interagiscono con il nostro sistema nervoso, con la nostra psiche, con la nostra sfera emotiva. Eppure, nella nostra cultura dell’immagine, di questo mondo sonoro c’è molta poca consapevolezza.

Da sinistra Peter Leach, Francesco Gambarotto e Alberto Tessariol

Dischi Sotterranei e una decade di underground

Emblematica in questo contesto è l’esperienza vissuta da Alberto Tessariol, che ad Arcella Bella è anche un po’ padrone di casa, essendo tra gli organizzatori di questo importante festival a Padova che da diversi anni rappresenta un punti di riferimento non solo in città ma anche in regione.

Lui con la sua crew è partito dieci anni fa, organizzando dei concerti alternativi in un sottoscala e facendo nascere di lì a poco l’etichetta discografica Dischi Sotterranei, con band scovate dal nulla, prodotte e promosse in maniera magistrale e portate in giro per l’Italia, sviluppando ben presto sempre con l’etichetta numerose expertise e servizi di marketing e management musicale, oltre che di organizzazione eventi e grandi festival. Con il tempo poi sono arrivati anche i contatti con le aziende, dalle semplici sponsorship al branded content musicale, fino alle attività vere e proprie di Sound Branding. 

Da questo humus creativo è nato recentemente anche Fortissimo, lo studio che racchiude ora  tutte le attività e competenze sviluppate in questi anni per metterle a sistema in un mercato sempre più fluido, dove il rapporto tra musica/suono e comunicazione di marca è sempre più stretto.

Proprio in queste ultime settimane è uscita una campagna che riassume in maniera perfetta tutte queste “connessioni creative“, per usare un termine tanto caro a NOOO Borders, palesando un’altra maniera virtuosa in cui suono e brand si possono incontrare.

Dischi Sotterranei compie 10 anni e li si è voluti celebrare con la creazione di un oggetto iconico come “Crocodrive“, un overdrive valvolare per chitarristi, progettato, assemblato e decorato interamente dalla loro crew. Visto che lo si usa con i piedi, o meglio, con le scarpe, perché non chiedere una collaborazione a un brand dall’anima rock (e a dirla tutta, anche un po’ grunge, visti i suoi retaggi anni ’90) come Dr. Martens?

Il video di lancio, che vede protagonista proprio Alberto Tessariol come narratore “suonante”, ci offre una bella overview su tutta la campagna.


Future of Sound: la ricerca di Wunderman Thompson e Spotify

Giusto qualche giorno dopo Talking Heads #2, è uscito un report di Wunderman Thompson, creato in collaborazione con Spotify Advertising, che si rivela di grandissimo interesse perché ritrae in real time lo stato dell’arte dell’Audio Branding e dell’Aural Attention Economy, delineando dei marco trend ma rilevando con una serie di nuovi e affascinanti insight nelle abitudini dei consumatori/ascoltatori.

Ve ne ci siamo solo alcuni e vi lasciamo poi a una lettura completa e approfondita, trovate tutto comodamente qui: Future of Sound.

Sonic Serenedipity
I progressi nella tecnologia audio possono aiutare le persone ipovedenti ad arricchire profondamente la loro vita. Gli strumenti di guida sonora possono rendere le attività del tempo libero più varie, favorendo al contempo l’espressione creativa.
Questa tendenza rivela una nuova realtà stimolante in cui gli ascoltatori svolgono un ruolo attivo nella scoperta e promozione di nuovi artisti. Anche gli artisti ne stanno traendo vantaggio, in quanto la nuova generazione di app per la music discovery promuoverà un panorama musicale più esplorativo, diversificato e inclusivo.

Adaptive Audio Health
Sfruttando la tecnologia, l’applicazione terapeutica del suono sta diventando una nuova potente soluzione per il benessere del sonno, la gestione dello stato emotivo e persino dei sintomi fisici. La musica come cura si trova in un affascinante crocevia tra tecnologia, assistenza sanitaria e suono. Man mano che l’uso della terapia del suono continua ad evolversi, appariranno nuove innovazioni e applicazioni con l’obiettivo di combattere numerose malattie.

Contextual Storytelling
Tenendo per buono il famoso assunto secondo il quale “content is king”, oggi occorre rendersi conto che “context is King Kong”: “Contextual and responsive audio content creates immersive and experiential personalized listening experiences that are both entertaining and educational“. Quest’ultima affermazione ci sembra “suoni” bene nel sua versione originale e non ci sia bisogno di una traduzione.
La narrazione contestuale non riguarda solo l’abbinamento della musica all’ambiente di un ascoltatore, ma anche la creazione di una narrazione che si sviluppa nel tempo.

Sonic Brand Futures
Per i consumatori, i touchpoint crescono sempre di numero e di complessità, grazie anche a un mondo digitale in perenne sviluppo e trasformazione. Se i brand vogliono rimanere rilevanti e presenti nella mente dei loro clienti, devono avere un suono di marca forte e coerente, facilmente identificabile su ogni canale.

Scarica il report “Future of Sound”

Nuove relazioni tra social media, cinema e industria musicale

Chiudiamo con l’ennesima citazione, che arriva da “fuori campo” rispetto al nostro evento e ce la regala Giuseppe Dave Seke, ex rapper e oggi “social star” e protagonista della serie Netflix “Zero” e di una intervista qui su NOOO Borders, giusto qualche settimana fa. Non potevamo non fargli una domanda a sfondo musicale:

Personalmente, credo che ci sia una forte connessione tra i social media, il cinema e l’industria musicale. La musica ha sempre avuto un ruolo narrativo importante nel cinema e nelle serie TV, creando atmosfere ed emozioni. Il sound design e la colonna sonora amplificano l’esperienza cinematografica, rendendola coinvolgente. La musica stessa ha una potenza narrativa che trasmette messaggi e sensazioni reali. La combinazione di cinema, musica e social media crea un terreno fertile per connettere le persone, trasmettere idee e influenzare positivamente la cultura. I social media consentono un’interazione diretta con il pubblico, stabilendo un legame più stretto e permettendo un feedback immediato. Questa sinergia crea nuove opportunità creative e apre nuove strade per l’arte e l’espressione creativa in genere.

Giuseppe Dave Seke


Chiudiamo qui, almeno per ora, questa nostra esplorazione ma possiamo già anticipare che avremo il piacere di approfondire a stretto giro diversi versanti di quest nostro/vostro variegato, multiforme e affascinante “suono in cui viviamo”.