SEO di base: check preliminari per partire con il piede giusto

Cos’è la SEO? Come suggerisce il termine, la "Search Engine Optimization" è l’ottimizzazione di contenuti web per i motori di ricerca. Il suo obiettivo principale è far sì che i nostri contenuti siano pubblicati il più in alto possibile nei risultati delle ricerche degli utenti online. In questo articolo approfondiamo alcune delle pratiche più utili per iniziare le attività nella maniera più corretta e performante.

15 Ottobre, 2024 - ~ 3.5 minuti

SEO di base: check preliminari per partire con il piede giusto

Naturalmente, si parla di ricerche pertinenti ai nostri prodotti o servizi: ecco che lo studio delle keyword, o parole chiave, è allora determinante. Come cercano, gli utenti, i nostri servizi? Quali espressioni usano? Quali informazioni ricercano: prezzo, tutorial, recensioni, comparazioni, dettagli tecnici, altro?

Identificate le keyword per le quali si vuole essere in alto nelle ricerche, ecco che inizia la vera ottimizzazione: in primis i testi del sito, ma poi? E anche tra i testi, come è meglio muoversi?

Ecco una breve guida per cominciare la SEO con alcune accortezze che già da sole possono aiutare il sito a guadagnare visibilità.

I testi del sito

I paragrafi, i testi più lunghi, sono il posto ideale dove inserire le parole chiave e soprattutto sviluppare i temi ad essi correlati. L’idea è fornire all’utente la risposta alle sue ricerche: le keyword vanno usate in maniera naturale, utilizzando anche sinonimi delle keyword. Il testo deve essere ricco di input per il motore di ricerca, ma il target principale è sempre l’utente: un sito con buoni contenuti per l’utente verrà sempre premiato anche dai motori di ricerca.

I testi dei titoli

Sono gli elementi HTML <h1>, <h2> ecc. In genere, questi elementi sono appunto titoletti dei paragrafi di testo, quindi dovrebbero indicare, in breve, il contenuto del testo che li segue. Qui, più che le keyword, si possono mettere addirittura le ricerche effettive che fanno gli utenti. Pensiamo a un sito di medicina: la pagina che parla dell’aspirina potrebbe contenere paragrafi con titoli come “Posso assumere alcol con l’aspirina?” e il testo che segue che dà la risposta motivata. Oppure un sito di biciclette con un paragrafo con titolo “Come regolare i freni v-brake”. Le ricerche più frequenti si possono trovare semplicemente digitando nella barra di Google l’argomento che ci interessa: il motore ci suggerirà un completamento della ricerca con le query più utilizzate nelle settimane recenti. Una pagina può contenere più h1, h2, h3, e il loro peso nei motori di ricerca è gerarchico (gli h1 sono più importanti degli h2, ecc).

Il titolo di pagina

È l’elemento HTML <title>. È un fattore di ranking, quindi è bene pensare di costruirlo sulle keyword per cui vogliamo comparire. Ma è anche elemento essenziale per l’esperienza utente nella pagina dei risultati di ricerca (SERP): se il titolo di pagina risponde alle domande che hanno portato l’utente a fare una ricerca è probabile che l’utente ci clicchi e vada ad approfondire il contenuto della pagina (e il Click Through Rate, o CTR, è un altro fattore di ranking di una pagina: se gli utenti tendono a cliccare spesso su una pagina proposta come risultato di una query, evidentemente quella pagina piace o ha qualcosa che risuona fortemente con la ricerca effettuata).

La descrizione della pagina

È l’elemento HTML <meta type=”description”>. È quel testo di 2-3 righe che, nei risultati di ricerca, compare sotto al link. Ufficialmente, questo testo non è utilizzato per calcolare il ranking della pagina, ma se ben fatto può aiutare l’utente a scegliere la nostra pagina tra i risultati proposti dal motore di ricerca e quindi cliccarci. E il CTR, come abbiamo detto poco sopra, è fattore di ranking. Se la description non è impostata, i motori in genere la creano a partire dai testi della pagina, con risultati imprevedibili (quindi, soprattutto per una questione di immagine, è bene studiare description mirate e pulite, sempre nell’ottica di fornire informazioni preziose all’utente).

Le immagini

Il peso delle immagini incide spesso sulla velocità di caricamento delle pagine (e la velocità costituisce fattore di ranking). Ma oltre all’ottimizzazione di pesi e dimensioni ci sono altri elementi estremamente interessanti per la SEO: il nome del file immagine e l’attributo “alt”. Il nome del file immagine dovrebbe essere “parlante”, indicando cosa racconta l’immagine. Ad oggi, in pochi sfruttano questo elemento, ma oltre a rappresentare una buona opportunità SEO è anche un modo per garantire ordine nel back-end del sito web (“pizza-margherita.webp” è molto più immediato da catalogare di “IMG_8765.webp”). L’attributo “alt”, invece, è un elemento essenziale per utenti con difficoltà visive che quindi si affidano a browser con lettura dei contenuti web, incluse le immagini. “Alt” è il testo alternativo all’immagine: dovrebbe raccontare in maniera didascalica il contenuto dell’immagine.
Le opportunità di infilarci keyword per la SEO sono quindi notevoli. Soprattutto da quando i motori di ricerca hanno introdotto le ricerche per immagini (o con immagini come risultati di ricerche testuali): più informazioni diamo ai motori di ricerca, più saremo facili da trovare per ricerche pertinenti. Come per le description delle pagine, anche gli alt delle immagini, se non impostati, vengono generati automaticamente dai sistemi di image recognition dei motori di ricerca (per vedere qualche esempio, basta usare i tool da sviluppatore su un browser e analizzare le immagini di un qualunque profilo Instagram: è interessante vedere come immagini, magari iconiche, vengano ridotte a descrizioni banali, e spesso errate, dai sistemi di machine learning). E sì, l’attributo “alt” può essere usato anche su Instagram (nelle impostazioni avanzate, appena prima di pubblicare un post) o su Linkedin, per aiutare i motori di ricerca interni a scoprire e catalogare meglio i nostri contenuti.

Gli URL (o slug) di pagina

Ovvero la stringa che digitiamo nella barra del browser per richiedere una pagina. Ormai tutti i CMS (da WordPress a Webflow) offrono la possibilità di customizzare gli URL delle pagine. Questa è un’ulteriore opportunità per inserire parole chiave, che naturalmente devono essere fortemente legate al contenuto della pagina: un URL parlante fornisce informazioni importanti ai motori di ricerca per l’indicizzazione (e soprattutto, fornisce agli utenti che lo leggono un’idea sul contenuto della pagina!).

Gli snippet di codice strutturati

Si tratta di frammenti di informazioni formattate in modo specifico, che suggeriscono ai motori di ricerca le informazioni più importanti contenute in pagina e relative a un articolo, un prodotto, una ricetta, un servizio. I dati strutturati seguono uno schema ben codificato (la libreria di schemi più in uso è schema.org). I motori di ricerca leggono e comprendono questi dati, e spesso generano “rich snippets”, ovvero risultati di ricerca avanzati, mostrati direttamente in SERP e dando così maggior visibilità a una pagina e in ultima istanza migliorando il CTR.



Ci sono molti altri aspetti che si possono curare per cercare di migliorare il posizionamento di un sito o di una pagina web: quelli elencati sono però una buona base di partenza, facilmente realizzabile e che permette già di offrire una buona user experience agli utenti, perché l’ottimizzazione, prima che per i motori di ricerca, deve essere per gli utenti e per la loro esperienza sulle nostre pagine: solo così saremo sicuri che le nostre azioni saranno a prova di qualunque aggiornamento degli algoritmi di ranking!

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