Metaverso: realtà dimenticata o rivoluzione in atto?

Con l’arrivo degli Apple Vision Pro torniamo a parlare di Metaverso, tra curiosità e nuove rivelazioni.

30 January, 2024 - ~ 8 minuti

Con la stessa curiosità investigativa che ha caratterizzato il nostro precedente articolo “L’era postumana è arrivata. I superpoteri che comportano grandi responsabilità“, su NOOO Borders ci tuffiamo nuovamente nelle profondità dell’immersività virtuale.

Il Metaverso sembra aver trovato nuove potenzialità con il visore per realtà mista lanciato da Apple: gli Apple Vision Pro. L’arrivo sul mercato di questo dispositivo ha infiammato le discussioni, trasformandosi in una fucina di contenuti virali che mostrano un quotidiano sempre più intrecciato con la realtà aumentata. In questo contributo su NOOO Borders, riprendiamo il filo del discorso sul Metaverso, tracciandone le evolzioni degli ultimi anni fino al suo attuale “risveglio” mediatico.

Apple Vision Pro tra sogno, realtà e… social.

Nell’ultimo decennio, il Metaverso ha oscillato tra momenti di fervente attenzione e periodi di relativo oblio, ma la recente introduzione degli Apple Vision Pro ha segnato un punto di svolta decisivo. Questi dispositivi non sono semplicemente gli ultimi arrivati nel panorama tecnologico; rappresentano l’incarnazione più avanzata dell’idea di realtà mista, promettendo di ridefinire le nostre interazioni quotidiane con il mondo digitale.

Al centro dell’attenzione mediatica, gli Apple Vision Pro sono stati lanciati attraverso una campagna virale che ha visto una marea di contenuti – tra video e foto – diffondersi a macchia d’olio sui social network, evidenziando gli usi tanto innovativi quanto discutibili di questa tecnologia. Gli utenti, armati di questi speciali occhiali, hanno trasformato le strade cittadine, i mezzi pubblici e persino gli spazi di guida in palcoscenici improvvisati per le loro “esplorazioni digitali.

Nonostante le raccomandazioni di Apple, che suggeriscono un uso confinato agli ambienti domestici, i Vision Pro sono stati portati alla luce del sole, generando una gamma di reazioni che vanno dal divertimento alla preoccupazione. Questo fenomeno ha sollevato interrogativi non solo sull’evoluzione del Metaverso ma anche sul modo in cui percepiamo e integriamo la realtà aumentata nella nostra vita di tutti i giorni.

Reazioni virali

La sicurezza, o meglio, le preoccupazioni legate ad essa, hanno assunto un ruolo centrale nel dibattito scaturito dall’adozione degli Apple Vision Pro nel tessuto urbano quotidiano. Aneddoti e riprese video hanno documentato persone che, indossando i visori, si avventurano per le vie cittadine, navigano i complessi sistemi di trasporto pubblico o, in maniera più azzardata, si mettono alla guida di un mezzo, destando stupore e preoccupazione. Questi comportamenti hanno catalizzato l’attenzione non solo degli entusiasti della tecnologia ma anche delle forze dell’ordine, chiamate a intervenire in situazioni potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica.

Video virali, come quello pubblicato da Casey Neistat su X, hanno raccolto milioni di visualizzazioni, dimostrando l’ampio interesse verso questa novità tecnologica. Neistat, descrivendo l’esperienza con gli occhiali come “un piccolo sguardo al futuro”, ha catalizzato un’ampia gamma di risposte, molte delle quali hanno espresso preoccupazione per le questioni di sicurezza legate all’uso del dispositivo. Alcuni commenti hanno evidenziato con ironia la dissonanza tra la promessa di un’avanzata esperienza di realtà mista e le problematiche pratiche di un tale dispositivo utilizzato nella vita di tutti i giorni. Ma non è mancata l’ironia.

Ad esempio, l’immagine di Neistat che consuma un pasticcino in una caffetteria, immerso nella sua realtà virtuale mentre i passanti osservano perplessi, è stata paragonata a un “dipinto rinascimentale”, sottolineando il contrasto tra l’innovazione tecnologica e l’iconografia storica che rappresenta un’umanità che tende a “ripetere sé stessa”.

Altri hanno espresso preoccupazioni più serie, suggerendo che i costosi dispositivi potrebbero diventare bersagli per i ladri, segnalando così le tensioni tra l’entusiasmo per il progresso tecnologico e le sfide pratiche e sociali che questo comporta.

Impatto socio-economico

Gli Apple Vision Pro non sono solo un fenomeno mediatico o un argomento di dibattito pubblico; rappresentano un “salto quantico” nell’ambito della realtà aumentata e virtuale, evidenziando le potenzialità di questa tecnologia nel ridefinire interazioni, intrattenimento e, più in generale, la nostra esperienza del mondo.

Presentati come un ponte tra il reale e il virtuale, questi dispositivi combinano aspetti di realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) per offrire un’esperienza di Spatial Computing avanzata, in cui gli utenti possono interagire con l’interfaccia attraverso gesti delle mani, comandi vocali e movimenti oculari.

Con un prezzo di lancio di 3.499 dollari, gli Apple Vision Pro si posizionano come un prodotto di lusso nel mercato della tecnologia consumer, destinato inizialmente a una nicchia di appassionati e professionisti del settore. L’ambizione di Apple è di promuovere un innovativo accesso alla realtà mista, tramite un dispositivo che, nonostante il costo elevato, offra un’esperienza immersiva senza precedenti, supportata da oltre 600 applicazioni ottimizzate per sfruttare le sue capacità uniche.

Gli Apple Vision Pro aprono nuove frontiere per il settore dell’intrattenimento, dell’educazione e del lavoro, offrendo modalità innovative di apprendimento, collaborazione a distanza e fruizione dei contenuti multimediali. La promessa di un’esperienza utente rivoluzionaria ha il potenziale di trasformare radicalmente il modo in cui interagiamo con l’informazione e il nostro ambiente, proiettando la realtà mista al centro dell’innovazione tecnologica e della trasformazione digitale. Ma sarà vero?

Il Metaverso e il futuro digitale

Al di là dell’entusiasmo per l’innovazione e delle legittime preoccupazioni legate alla sicurezza e all’etica, gli Apple Vision Pro invitano a una riflessione più ampia sul significato stesso di Metaverso. Questo universo digitale, sempre più intrecciato con la realtà fisica, promette di ridisegnare i confini tra l’io e il virtuale, tra il personale e il collettivo, offrendo scenari inediti di quotidianità. In questo contesto, la domanda cruciale che emerge è duplice: cosa rappresenta realmente il Metaverso nella sua essenza più profonda, e quali radici storiche e culturali alimentano la sua continua evoluzione? La risposta a tale interrogativo non è semplice né univoca, poiché il Metaverso, nella sua accezione più ampia, si configura come un crocevia di tecnologie, esperienze umane e aspirazioni collettive, un territorio inesplorato dove la realtà aumentata, la virtualità e l’intelligenza artificiale convergono per creare un tessuto connettivo globale.

Dalla fantasia di Stephenson agli avatar   

Le ramificazioni digitali del Metaverso hanno già iniziato a intrecciarsi con la nostra vita quotidiana, proiettando un futuro nuovo e promettente. Le stime indicano che potrebbe valere ben 828,95 miliardi di dollarientro il 2028, e questo non è solo un numero, ma una testimonianza dell’alba di un’era che sta per trasformare la cultura e l’economia a livello globale, rivoluzionando tutti i settori: dalla moda che già sfila in passerelle virtuali, all’educazione che supera i confini fisici delle aule, fino al mondo degli affari che esplora nuove frontiere di collaborazione e commercio.

Tuttavia, le radici del Metaverso affondano non nell’ingegneria del silicio o nelle equazioni complesse di programmazione, ma nel fertile terreno della letteratura fantascientifica.

È nel 1992 che Neal Stephenson, con il suo romanzo Snow Crash, introduce per la prima volta al mondo il termine Metaverso, descrivendolo come un universo parallelo digitale. Stephenson, con la sua narrazione cyberpunk, dipinge un futuro distopico: una Los Angeles frammentata sotto il peso di corporazioni sovrane, dove un hacker di nome Hiro Protagonist si divide tra il suo lavoro di fattorino di pizze e le sue avventure nel Metaverso.

Uno spazio di libertà 

Stephenson ha concepito il Metaverso come uno spazio virtuale liberatorio, un rifugio dalla realtà oppressiva, un luogo dove le persone, tramite i loro avatar, possono sfuggire alla monotonia e al confinamento di appartamenti angusti.

La distinzione di classe in questo universo digitale è sottolineata dalla qualità della rappresentazione virtuale degli individui: più alta è la risoluzione del proprio avatar e maggiore è l’accesso a sfere della società esclusive e desiderabili.

Il concetto di Metaverso, pur avendo radici narrative, ha ispirato in modo profondo il mondo tecnologico. Un emblematico tentativo di trasformare questa visione in realtà è stato Second Life, un videogioco lanciato nel 2003 dalla Linden Lab. In Second Life, gli utenti interagiscono in un mondo virtuale tramite avatar, partecipando a eventi sociali, culturali ed economici, in un’esperienza che prefigura molti aspetti del Metaverso odierno. Con oltre un milione di utenti regolari nei suoi anni di picco, come riportato da Reuters nel 2007, Second Life ha segnato un punto di svolta nella virtualizzazione delle interazioni umane.

Tuttavia, il Metaverso di Stephenson e il Second Life che ne ha seguito le orme, sono solo le prime incarnazioni di un’idea che continua a evolversi. Con la progressiva miniaturizzazione dei componenti elettronici e il miglioramento della velocità di connessione, come evidenziato da studi come quello di Cisco Annual Internet Report, che ha raggiunto i 5,3 miliardi di utenti di internet nel 2023, la complessità e l’immersione dei mondi virtuali è in continua crescita.

Metaverso ed Economia Europea

Il Metaverso si è affermato come un potente motore economico, con previsioni straordinarie per il futuro dell’Italia. Le stime di Meta in collaborazione con Deloitte indicano un impatto economico che potrebbe variare dai 28 ai 52 miliardi di euro entro il 2035. Questi numeri non solo sottolineano il potenziale del Metaverso come fenomeno duraturo ma indicano anche l’opportunità per l’Italia di innovare e rinnovare settori tradizionali. L’Unione Europea sta mostrando tassi di adozione delle tecnologie AR e VR (10%) superiori a quelli degli Stati Uniti (9%), un indicatore della forte posizione dell’Europa come leader nell’adozione di tecnologie innovative, sostenuta da un’infrastruttura digitale robusta che sposa la visione del decennio digitale della Commissione Europea.

E in Italia,con un investimento di 6,1 miliardi di euro nella digitalizzazione, il nostro Paese sta promuovendo cambiamenti fondamentali come l’integrazione del cloud nella Pubblica Amministrazione, migliorando gli standard di interoperabilità e la sicurezza informatica. Questi passi sono vitali per il Metaverso, che necessita di infrastrutture solide per fiorire. Inoltre, l’adozione del Metaverso è già tangibile in vari settori italiani, dal calcio con la Serie A che sperimenta nuove esperienze per i tifosi, alla moda con marchi che esplorano collezioni virtuali, fino all‘istruzione che si avventura in ambienti di apprendimento immersivi.

La redditività del Metaverso

Secondo le ricerche, l’UE potrebbe vedere un impatto del Metaverso sul PIL annuo tra 259 e 489 miliardi di euro entro il 2035, equivalente all’1,3%-2,4% del PIL globale. Questo non solo riflette il potenziale economico ma colloca l’Europa in una posizione di avanguardia nel settore. Il Metaverso sta trovando applicazioni pratiche in settori come l’agricoltura e l’automobilistico, migliorando l’efficienza e la sicurezza. Tuttavia, nonostante gli investimenti significativi da parte di aziende come Meta, il cammino verso la redditività del Metaverso è ancora disseminato di incognite. Sebbene le prospettive siano allettanti, resta la questione irrisolta: il Metaverso sarà davvero una rivoluzione economica o si rivelerà una scommessa troppo ambiziosa?

Varcare la soglia Metaverso

L’ingresso nel Metaverso, la nuova realtà digitale che si sta estendendo oltre il nostro tradizionale concetto di Internet, non è così esclusivo come potrebbe sembrare. Si potrebbe immaginare l’accesso a questa dimensione come una sorta di iniziazione high-tech, dove solo gli utenti armati di visori VR e guanti aptici possono partecipare. Tuttavia, il Metaverso si rivela democratico: è accessibile a chiunque abbia a disposizione un computer o uno smartphone e una connessione internet stabile.

Nonostante questa facile accessibilità,troviamo piattaforme che vanno ben oltre i tradizionali social network. Sono mondi virtuali dove gli utenti, tramite avatar personalizzati, possono interagire, lavorare e giocare. Prendiamo, ad esempio, il visore VR: esso rappresenta la chiave per un’esperienza completamente immersiva, ma non è un requisito indispensabile. La VR è soltanto la cima di un iceberg che nasconde sotto la superficie una moltitudine di modi per accedere al Metaverso.

Meta, l’azienda precedentemente nota come Facebook, offre l’accesso al suo Metaverso attraverso il visore Oculus Quest 2, un dispositivo che, secondo i dati diffusi da IDC, ha rappresentato quasi il 30% delle spedizioni di visori VR nel 2020. D’altra parte, piattaforme come Decentraland aprono le porte a un universo governato dalla blockchain, dove gli utenti utilizzano la criptovaluta MANA per transazioni virtuali.

Ogni piattaforma, tuttavia, detiene le chiavi del proprio regno digitale e può imporre specifiche condizioni d’accesso. Questa segmentazione del Metaverso potrebbe condurre a una moltitudine di realtà parallele, ciascuna con le proprie regole, le proprie economie e le proprie esperienze-utente.

Tra centralizzazione e autonomia

La conversazione sul Metaverso si arricchisce quando si esplorano le sue molteplici incarnazioni, ognuna con caratteristiche e filosofie distintive. Al centro del dibattito c’è il confronto tra i Metaversi centralizzati e quelli decentralizzati, un aspetto fondamentale che segna il confine tra il controllo di entità dominanti e l’autonomia degli utenti.

In un Metaverso centralizzato, il potere decisionale e proprietario è nelle mani di una singola entità, come una grande azienda tecnologica. Questo modello, spesso incarnato da piattaforme come Horizon Worlds di Meta, permette agli utenti di creare contenuti e sviluppare giochi, ma tali creazioni rimangono sotto l’egida della compagnia madre. Il gigante fondato da Mark Zuckerbergoffre agli utenti la possibilità di immergersi in un universo virtuale, collegandosi con il proprio account Facebook. Con circa 300.000 utenti registrati a febbraio 2022, secondo i dati diffusi dalla stessa Meta, Horizon Worlds emerge come uno dei Metaversi più frequentati, un crocevia di interazioni, creazioni ed eventi virtuali che riflettono la visione centralizzata dell’azienda.

Dall’altra parte dello spettro, il Metaverso decentralizzato si basa su una struttura differente, in cui la proprietà dei contenuti e dei giochi creati appartiene agli utenti. Questa filosofia si riflette in piattaforme come Decentraland o The Sandbox, dove l’uso della blockchain consente una distribuzione del potere creativo e decisionale. La proprietà intellettuale, in questo contesto, è garantita da sistemi di smart contract che rendono ogni creazione una parte integrante del patrimonio degli utenti.

I beni virtuali: un nuovo concetto di possesso

Il Metaverso, nella sua effervescenza di mondi interconnessi, rappresenta una frontiera digitale ancora selvaggia, una nuova terra promessa per l’innovazione e l’esplorazione. Al di là di una mera estensione del web, esso si configura come un ecosistema di realtà virtuali interconnesse, ciascuna con proprie regole e possibilità economiche. In questi universi paralleli, il concetto di possesso si trasforma: i beni virtuali acquistano un peso economico e simbolico che va oltre la loro natura immateriale, diventando estensioni della nostra identità digitale e veicoli di espressione personale.

La proiezione di crescita del mercato di beni virtuali è stimata a $109,97 miliardi entro il 2025: un indicatore che supera il semplice dato economico. È la misura di un cambiamento culturale e sociale. In quest’ottica, il Metaverso può essere visto come il teatro di una realtà “simulata”, dove, secondo le parole del filosofo Jean Baudrillard, la simulazione non nasconde la verità, ma svela che la verità è essa stessa un simulacro.

Il Metaverso diviene così lo scenario in cui questa simulazione assume contorni di tangibilità, sfidando la nostra percezione di autenticità e valore che riflette l’emergere di una società dove l’identità digitale si fonde con quella fisica, e i beni virtuali si arricchiscono di un significato che trascende il loro valore commerciale, incidendo sulla nostra esistenza. In questa nuova dimensione, il vero valore potrebbe non essere più quantificabile attraverso l’accumulo di beni, ma piuttosto attraverso la ricchezza delle esperienze che questi beni ci consentono di vivere, riscrivendo le regole del possesso e dell’esistenza stessa.

Abbiamo attraversato le diverse tipologie di Metaverso, scoprendo nuove dimensioni di opportunità. Questi spazi stanno rivoluzionando il lavoro, il mercato e l’intrattenimento, prospettando un forte impatto economico e una maggiore libertà progettuale e creativa. Siamo stati felici di guidarvi nell’esplorazione e aspettiamo con entusiasmo il tuo contributo a questo universo in costante evoluzione.