L’Italia della Moda: ha ancora senso parlare di Made in Italy come un tempo? L’evoluzione di un brand mondiale.

Il concetto di “Made in Italy” è sempre stato simbolo di qualità, raffinatezza e innovazione. Una bandiera da sventolare con orgoglio, specialmente nel panorama mondiale della moda. Ma come è cambiata la percezione di questo marchio nell'ambiente globale? E quali sono le sfere che più ne hanno beneficiato? Nei giorni della Fashion Week di Milano, non potevamo che rispolverare questa affascinante storia italiana, in questo contributo curato da Ilaria De Togni.

04 September, 2023 - ~ 5.5 minuti

Che cos’è il Made in Italy

Come facilmente intuibile, l’espressione “Made in Italy” ha radici linguistiche nel verbo inglese “to make”, che si traduce come “fare” o “costruire”. Pertanto, in senso letterale, indica qualcosa che è stato creato o prodotto in Italia. Tuttavia, in un mondo dove la globalizzazione e la delocalizzazione hanno offuscato le linee della produzione, definire ciò che effettivamente meriti l’etichetta “Made in Italy” può essere complesso.

Comunemente, si ritiene che un prodotto sia “Made in Italy” se la maggior parte del suo processo produttivo avviene in Italia, ma perché è così rilevante l’origine?

Perché il luogo in cui un prodotto viene creato, concepito e progettato influisce profondamente sulla sua essenza. Ogni regione possiede una distintiva identità culturale e fisica, che inevitabilmente si riflette sui prodotti realizzati, generando quello che è noto come “effetto del paese di origine”. Ad esempio, quando pensiamo ai prodotti italiani, ci aspettiamo stile, buon gusto e creatività; dalla Germania ci attendiamo precisione e affidabilità, mentre dagli Stati Uniti ci aspettiamo innovazione.

In sintesi, anche se la definizione letterale suggerisce che un prodotto “Made in Italy” debba essere interamente prodotto in Italia, la realtà odierna richiede una comprensione più sfumata. Ciò che rimane immutato, però, è il prestigio e la promessa di qualità che l’etichetta “Made in Italy” conferisce ad un prodotto nel contesto globale.

L’origine del Marchio

A partire dagli anni ’80, l’espressione “Made in Italy” è stata utilizzata per rappresentare prodotti completamente progettati, fabbricati e confezionati in Italia. Questa definizione abbraccia le cosiddette 4 A: abbigliamento, arredamento, automotive e agroalimentare. Secondo uno studio di KPMG, il Made in Italy si posiziona come terzo marchio al mondo per notorietà, superato solo da colossi come Coca-Cola e Visa.

Ma cosa rende il Made in Italy così speciale? Al di là della produzione, è l’essenza dell’”Italian lifestyle” che lo caratterizza in creatività, qualità, eccellenza, tecniche di produzione avanzate e una profonda connessione con le tradizioni territoriali.

Il Made in Italy tra Mito Rinascimentale e Realtà Contemporanea

Il “Made in Italy” è da sempre considerato un emblema di eccellenza nel panorama internazionale, evocando le luminose pagine del Rinascimento italiano. Tuttavia, secondo Belfanti, autore del libro “Storia culturale del Made in Italy”, tale associazione deve più al mito che a una genuina continuità storica.

Nell’Ottocento, l’aura romantica del Rinascimento ha esercitato un fascino irresistibile, soprattutto negli Stati Uniti, verso tutto ciò che era italiano. La visione di possedere qualcosa impregnato della genialità dei maestri rinascimentali divenne una seduzione persistente per molti consumatori. Questo sentimento, però, ha trovato le sue radici moderne negli anni Cinquanta, un periodo cruciale per la moda italiana. In quegli anni, l’élite stilistica italiana emulava i maestri di Parigi, considerati al vertice dell’eleganza, e allo stesso tempo offriva qualcosa di straordinario: prodotti di ineguagliabile qualità a prezzi decisamente accessibili, talvolta ridotti fino al 50% rispetto ai rivali francesi.

Ma l’orizzonte cambiò con la globalizzazione del mercato sartoriale e il Made in Italy ha cercato nuovi orizzonti, puntando sull’unicità e il prestigio dei suoi prodotti, più che sulla competitività dei prezzi. Ed è in questo clima che i nostri maestri sarti hanno riscoperto e abbracciato le loro radici, distaccandosi dalle influenze parigine e attingendo profondamente dall’eredità rinascimentale, come simbolo di autenticità e maestria.

In questo scenario, la risonanza culturale e artistica italiana è divenuta un pilastro fondamentale, imprimendo al Made in Italy un sigillo di distinzione unico, consolidando ulteriormente il suo prestigio a livello globale.

Le origini del Made in Italy

Contrariamente alle percezioni moderne, le origini del marchio “Made in Italy” non sono state sempre nobili. Emerse negli anni ’60, non come espressione di volontà autonoma, ma piuttosto come risposta a una richiesta imposta dai paesi europei, specialmente Francia e Germania, che miravano a distinguere i prodotti italiani dai propri.

In quel contesto, l’Italia stava affrontando un bivio industriale, con molti che vedevano come inevitabile l’abbandono delle industrie tradizionali, per esempio la tessile, in favore di settori tecnologicamente più avanzati come quello dell’elettronica.

È in questo scenario che si delineano le figure di Giorgio Fuà e Giacomo Becattini, veri e propri visionari del loro tempo. Fuà, un eminente economista, puntò i riflettori sull’importanza dei settori tradizionali per la crescita economica dell’Italia. Parallelamente, Becattini introdusse e sviluppò l’idea dei “distretti industriali”, concentrati di PMI (piccole e medie imprese) che collaboravano fra loro, attingendo a vantaggi legati alla territorialità. Grazie a queste idee, i distretti, specialmente quelli del Nord Est, guadagnarono fama per la loro specializzazione profonda e per l’alta qualità dei propri prodotti.

Riconoscendo il valore di questi poli produttivi, Fuà e Becattini enfatizzarono l’importanza di proteggere e valorizzare le tradizioni manifatturiere italiane, gettando le basi per ciò che oggi riconosciamo come il “Made in Italy”. Questa filosofia assicurò che ogni fase del processo produttivo, dalla progettazione alla realizzazione, avvenisse interamente in Italia.

La consacrazione

Un’ulteriore consacrazione di questo impegno si è manifestata nel 2013 con l’introduzione del marchio “100% Made in Italy”, volto a certificare l’integrale origine italiana di un prodotto. Questa iniziativa, sostenuta da associazioni imprenditoriali e certificatori, ha tuttora come obiettivo la protezione e la valorizzazione delle aziende che decidono di investire e produrre esclusivamente in Italia, incarnando l’eccellenza italiana. La magia del Made in Italy non risiede solo in qualità e innovazione, ma anche nell’unicità del suo modello produttivo. La fusione tra tradizione e innovazione, la sinergia tra creatività e ingegneria, e l’armonia tra design e funzionalità, creano un’identità inconfondibile. La costante evoluzione delle leggi che circondano il Made in Italy evidenzia quanto sia fondamentale per l’economia italiana, assicurando non solo il prestigio internazionale dei prodotti, ma anche trasparenza e chiarezza per il consumatore.

L’Incommensurabile fascino della Moda Italiana

Da secoli, l’Italia è celebrata come culla di arte, cultura e innovazione. Ma uno degli aspetti più distintivi della sua identità è sicuramente la moda. Questa non solo rappresenta l’emblema dello stile e dell’eleganza del Paese, ma costituisce una delle principali attrattive per il turismo internazionale, al pari dell’arte, dei monumenti e della gastronomia.

Il settore tessile, che comprende abbigliamento, pelletteria e calzature, rappresenta una delle principali voci economiche del Paese. La qualità superlativa dei prodotti italiani ha infatti garantito che essi siano esportati e ricercati in ogni angolo del globo.

Non a caso, Milano, con il suo “Quadrilatero della Moda”, si è consolidata come epicentro delle presentazioni durante la settimana della moda, mentre Roma brilla nel firmamento dell’haute couture con eventi come AltaRoma. Firenze, culla del Rinascimento, ha anche una storia profondamente intrecciata con la moda, in particolare per quanto riguarda la pelletteria e gli accessori. L’evento “Pitti Immagine” attira ogni anno migliaia di appassionati e professionisti, mantenendo viva una tradizione iniziata nel lontano 1951.

L’eredità di stile nelle città italiane

Oltre ai centri più noti, altre città come Venezia, Napoli e Genova, conservano un patrimonio di saperi artigiani di antica tradizione. È impossibile non menzionare boutique storiche come Marinella a Napoli, celebre per le sue cravatte, o Finollo a Genova, rinomato per le sue camicie. Anche nelle località balneari e montane più esclusive, l’eleganza e il lusso sono di casa, con boutique di alta classe che arricchiscono luoghi come Portofino, Cortina d’Ampezzo e Taormina. Per i visitatori stranieri, l’Italia e la sua moda sono un binomio inscindibile. La creatività e la maestria italiana sono diventate parte integrante dell’immagine del Paese all’estero e ciò che rende l’esperienza ancora più indimenticabile è il contesto in cui si svolge lo shopping: le antiche città d’arte, i centri patrimonio dell’Unesco, gli antichi borghi ricchi di storia e tradizione. Luoghi che rendono ogni acquisto non solo un piacere, ma anche un’esperienza culturale.

Da Milano a Tokyo: il dominio globale della Moda Italiana

Gli stilisti italiani, tra cui figure iconiche come Giorgio Armani e Gianni Versace, hanno riscritto le regole della moda internazionale, prendendo ispirazione dalle profonde radici storiche e geografiche del nostro Paese. Questa sinergia tra moda e identità culturale ha elevato il Made in Italy a un brand di valore inestimabile. Ma, al di là dei grandi nomi, ciò che realmente alimenta il successo della moda italiana sono le Piccole e Medie Imprese. Spesso gestite a livello familiare, queste aziende rappresentano il cuore pulsante del “Family business” italiano, un connubio perfetto tra tradizioni familiari, patrimonio culturale e spirito imprenditoriale.

È anche grazie a loro che, con il passare degli anni, le maison italiane hanno dimostrato una notevole capacità di adattamento, diversificando la loro offerta: da abbigliamento a calzature, passando per borse, accessori e profumi realizzati con materie prime italiane e produttori locali. Questa evoluzione non è passata inosservata e la crescente domanda mondiale ha visto i marchi italiani consolidarsi e prosperare, non solo nei mercati storici ma anche in quelli emergenti. È ormai comune vedere le strade commerciali di metropoli come New York o Tokyo risplendere sotto i nomi prestigiosi del Made in Italy, tra i quali spiccano Prada, Armani, Versace e molti altri.

A livello globale, il Made in Italy è sinonimo di eleganza e precisione, e l’artigianalità italiana, con la sua attenzione ai dettagli e la passione per la qualità, incarna una fusione ideale tra tradizione secolare e innovazione contemporanea.

I numeri del Made in Italy

Nel vasto panorama della moda mondiale, il Made in Italy si distingue come un simbolo di eccellenza, qualità e tradizione. Analizzando l’ascesa della moda italiana, è notevole osservare come da piccole imprese familiari, marchi come Tod’s, Prada, Cucinelli, Ferretti, Gucci, Fendi, Luxottica, e molti altri siano divenuti veri e propri colossi mondiali. Emblematici in questo contesto sono i casi di Prada e Bulgari che sfoggiano fatturati annuali vertiginosi. Questo dinamismo si riflette anche nei numeri: come riportato da Il Sole 24 Ore, l’Italia vanta 946 prodotti di punta che incarnano il Made in Italy. Questa eccellenza ha avuto ripercussioni tangibili sul piano commerciale, con l’apertura di boutique specializzate in moda italiana sparse in ogni angolo del globo, portando a un saldo commerciale attivo che si aggira intorno ai 200 miliardi di dollari.

Ma cosa rappresenta oggi il Made in Italy agli occhi del pubblico straniero?

Una ricerca condotta da KPMG Advisory, multinazionale leader nei servizi professionali alle imprese presente in 152 Paesi con oltre 145.000 professionisti, ci fornisce alcune risposte. Secondo questo sondaggio, il Made in Italy è associato a valori come estetica, bellezza, lusso, benessere e passione. Al contrario, settori in cui l’Italia eccelle, come innovazione e tecnologia, non vengono immediatamente associati al Made in Italy. Questo significa che, nel collettivo estero, il Made in Italy è prevalentemente riconosciuto in settori come la moda, l’alimentare, l’arredamento, mentre altri settori chiave dell’export italiano, come la robotica e l’elettronica, rimangono meno visibili.

È importante sottolineare la rilevanza di KPMG in questo contesto. Essendo parte delle “Big Four”, le quattro principali società di revisione a livello mondiale, la sua analisi è particolarmente autorevole.

In sintesi, il Made in Italy rappresenta molto più di un semplice marchio. È una testimonianza della passione, dedizione e maestria italiane, che hanno conquistato il cuore e le menti di consumatori in tutto il mondo e che continueranno a farlo.

Articolo curato da Ilaria De Togni