I grandi numeri del gaming, la principale industria culturale al mondo

Il mondo del gaming sta vivendo un momento di forte espansione, tanto da essersi affermato come la principale industria culturale al mondo. Secondo il report PwC, il fatturato mondiale del gaming raggiungerà i 323,5 miliardi di dollari nel 2026, superando i 3 miliardi di giocatori. Ma qual è il segreto del grande successo dei videogiochi? Scopriamolo in questo articolo.

  • Tecnologia e Innovazione
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30 April, 2023

Il mondo dei videogiochi è un universo affascinante che riesce ad appassionare miliardi di persone in tutto il mondo. La sua evoluzione è stata un processo lento e graduale, che ha visto la nascita di semplici giochi a scopo didattico fino ad arrivare ai capolavori moderni che conosciamo. E quando è iniziata questa grande avventura? Negli anni ’50 e ’60, quando i primi computer hanno iniziato a fare la loro comparsa. Ma al loro esordio i giochi erano semplici e utilizzati principalmente a scopo didattico e avremmo dovuto aspettare fino agli anni ’70 per assistere a un primo boom dei videogiochi.

Nel 1972 venne lanciato sul mercato il primo gioco arcade di successo: Pong, un gioco di ping-pong digitale a grafica bidimensionale, prodotto dalla celebre compagnia Atari, che divenne rapidamente un fenomeno mondiale, e un ulteriore passo in avanti fu fatto negli anni ’80, con il lancio di Pac-Man. L’indimenticabile gioco arcade, creato dalla compagnia giapponese Namco, portò alla nascita di uno dei personaggi più iconici nella storia dei videogiochi, ottenendo immediatamente un successo planetario. Il suo creatore, Toru Iwatani, aveva intenzionalmente ideato un gioco adatto anche a un pubblico femminile, che contrastasse con i violenti “sparatutto” che dominavano all’epoca, e questo ha reso Pac-Man una scelta popolare per giocatori di ogni età e genere, fino ai giorni nostri.

Sempre negli anni ’80, i videogiochi iniziarono a diffondersi nelle sale giochi grazie alla tecnologia dei cabinati arcade, che permettevano ai giocatori di sfidarsi in ambienti virtuali, diventando un vero e proprio business, soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone. In questo periodo vennero lanciate le prime console domestiche come Nintendo Entertainment System, Sega Genesis e PlayStation.Ma il vero salto di qualità per i videogiochi è avvenuto negli anni 2000, con il consolidarsi dell’online gaming e il progresso grafico. Oggi, il mondo dei videogiochi è un mercato in continua espansione, con miliardi di persone in tutto il mondo che giocano online su mobile, PC e console. A pieno titolo, uno dei più grandi settori dell’intrattenimento digitale, con un fatturato che attualmente supera i 200 miliardi di dollari l’anno, e che è destinato a crescere.

Il collegamento tra cinema, serie tv e videogames: la triade dell’intrattenimento. 

Il mondo dei videogiochi è un’industria complessa che richiede una vasta gamma di competenze umane trasversali. Gli ingegneri informatici sono necessari per la programmazione, gli artisti per la creazione di modelli 3D e concept, i designer per la definizione delle regole e la struttura del gioco, i sound designer per la colonna sonora e gli effetti audio, e molte altre figure professionali specializzate.

Non a caso: «l’industria del gaming ha lo stesso livello di complessità produttiva del cinema», come sostengono gli esperti del settore.

Il paragone è azzeccato anche da un punto di vista creativo. Molte serie tv e film sono infatti ispirati alle trame dei più famosi videogiochi e viceversa. E se con l’uscita del kolossal cinematografico Lord of the rings nel 2000, i videogiochi fantasy sono diventati un fenomeno globale, anche molte serie tv e opere cinematografiche si sono ispirate alla creatività del gaming, e quasi sempre con incassi da record.

Detective Pikachu, uscito nel 2019, ha incassato 433 milioni di dollari, mentre la saga cinematografica Resident Evil, ben 1.231 miliardi di dollari. Assassin’s Creed, uscito nel 2016, ha sbancato al botteghino con 240 milioni e, facendo un salto nel passato, Mortal Kombat, nel lontano 1995, ha chiuso a 122 milioni.

Tuttavia, il gaming non ha un impatto significativo solo su cinema e serie tv, ma su tutti i settori creativi. Anche da un punto di vista tecnologico. Per esempio, gli studi di architettura stanno abbandonando gli storici programmi di progettazione come AutoCad, per utilizzare strumenti presi in prestito dai game designers. Primo fra tutti, Unreal Engine, un motore grafico sviluppato da Epic Games, già impiegato nel cinema e originariamente progettato per creare ambienti ed edifici in 3D per i videogiochi.

Il gaming non sta pertanto rivoluzionando solo l’esperienza di intrattenimento, ma l’industria creativa nel suo complesso, affascinando architettura, cinema, serie, musica e arte in generale. Non c’è quindi da stupirsi se stia diventando sempre più rilevante e centrale nell’immaginario collettivo.

Quali sono i nuovi trends nel mondo dei videogiochi?

«La cultura pop degli anni ’80 e ’90 sta facendo un ritorno trionfale nel gaming», ci dicono gli esperti del settore. Da Pac-Man a Super Mario Bros, molti giochi e personaggi di quel periodo stanno facendo la loro ricomparsa in nuove versioni, e non per la prima volta. I remake di titoli storici guadagnano sempre più spazio sul mercato e i numeri lo confermano con diversi milioni di euro di ricavi nel 2022, con titoli come Resident Evil-2 e Crash Bandicoot N. Sane Trilogy, che hanno venduto rispettivamente 7,9 e 10 milioni di copie in tutto il mondo.

Non è solo una questione di remake. Molti giochi moderni si ispirano alle atmosfere della cultura pop, creando ambienti e personaggi che richiamano quel periodo. Esattamente quello che è successo anche nel mondo del cinema e delle serie tv. La serie Netflix Stranger Things, per esempio, ha avuto un grande successo proprio grazie al suo stile retrò e al suo omaggio a giochi di ruolo come Dungeons and Dragons, dimostrando che ciò che una volta era considerato “nerd”, oggi è “cool”.

La cultura pop degli anni ’80 e ’90 sta vivendo quindi una seconda giovinezza nel mondo del gaming, e non solo grazie ai nostalgici, ma anche con il crescente interesse dei giovani giocatori che scoprono questi titoli per la prima volta. Secondo un rapporto di Retro Gaming Market, il mercato globale dei videogiochi retrò ha raggiunto un valore di 2,8 miliardi di dollari e prevede che crescerà con un tasso annuo composto del 10,2%, raggiungendo un valore di 6,5 miliardi di dollari entro il 2027. Anche le principali aziende produttrici di videogiochi come Electronic Arts e Activision Blizzard, che gestiscono i brand più importanti del mondo, con un’industria di merchandising che fattura una media di 8 miliardi di dollari l’anno, si stanno adeguando. Tra i loro giochi più popolari si trovano FIFA e Call of Duty, che hanno una fan-base globale “storica” molto ampia.

La cultura pop non è l’unica nuova tendenza del gaming. Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione grafica e precettiva, grazie a nuove tecnologie che consentono una esperienza iperrealistica di gioco. Il secondo trend più influente è infatti il narrative game, in cui l’elemento chiave del gioco è dato dalla trama che, in una dimensione virtuale che rasenta il reale, consente ai giocatori di immergersi in mondi e avventure fantastici come se ne fossero davvero i protagonisti.

Qual è il ruolo dell’Italia in tutto questo?

Lo abbiamo chiesto al fondatore di un’azienda italiana di videogiochi, Alberto Belli.

«In Italia, il mercato del gaming vale già 2 miliardi di euro l’anno, ma purtroppo non è ancora riconosciuto come industria nel nostro Paese», ci spiega Belli, CEO di Gamera Iteractive, azienda da lui fondata a Padova nel 2017 e che ora sta aprendo una seconda sede a Londra.

«Il settore è stato uno dei pochi a registrare una rapida crescita durante il periodo del lockdown, in particolare quello del mobile, agevolato dalla facilità di consumo sui propri dispositivi mobili. Oggi l’industria del gaming ha raggiunto lo stesso livello di complessità del cinema, anche per costi di produzione. Il problema è che in Italia manca una formula contrattuale specifica per gli sviluppatori di videogiochi e questo rende difficile l’assunzione di personale altamente specializzato e la competizione con le aziende estere. Questo sta portando all’esodo molti talenti», continua Belli.

«Servirebbe maggiore elasticità a livello contrattuale e la creazione di una filiera riconosciuta attraverso l’istituzione di scuole, università e percorsi di formazione specifici, come già avviene in altri paesi del mondo».

Un peccato, per un’industria che continua a evolvere, specialmente con l’ingresso di nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale che sta offrendo nuove opportunità e sfide.

Che cosa succede nel mondo dei videogiochi quando l’intelligenza artificiale entra in gioco?

È una domanda che sta facendo preoccupare i creativi di diversi ambiti, specialmente artisti e designer, ma, secondo alcuni game producers, la paura è infondata.

«L’utilizzo dell’IA può migliorare notevolmente il lavoro degli artisti e dei designer, velocizzando il processo creativo senza sostituirlo», chiarisce Belli. «Tutto ciò che vediamo su uno schermo di un videogioco è, e sarà sempre, creato da persone. L’IA è solo uno strumento nelle nostre mani.»

Siamo d’accordo. E non siamo gli unici a esserlo. Sembra infatti che molte compagnie di sviluppo di giochi stiano già utilizzando l’IA per creare personaggi e ambientazioni sempre più realistici e complessi, migliorando l’esperienza di gioco per gli utenti e agevolando il processo creativo di costruzione. Inoltre, l’IA è utilizzata anche per migliorare la sicurezza e la protezione dei dati dei giocatori, prevenendo frodi e comportamenti scorretti. Insomma, l’IA è destinata a diventare sempre più presente anche nel mondo del gaming e secondo gli esperti non c’è motivo di temere il suo impatto sulle professioni creative. Al contrario, come ci spiega Belli, «è uno strumento che può solo contribuire a migliorare il l’esperienza di gioco».

E infine, qual è il vero segreto del successo dei videogiochi?

La risposta potrà sorprenderti: è la socialità. Sì, hai letto bene. Nonostante i videogiochi siano spesso associati a un’attività solitaria e isolata, il fenomeno del gaming online ha cambiato le “regole del gioco”, promuovendo l’interazione tra utenti, e la grande popolarità della piattaforma di streaming Twitch lo dimostra. È la socializzazione, il principale motore di questo settore in continua crescita.

Twitch è una piattaforma nata per condividere, unire e interagire nel mondo del gaming. «Rappresenta l’equivalente dei VJ degli anni ’90», come sostengono alcuni, ma con una maggiore partecipazione da parte del pubblico. È infatti possibile parlare direttamente con le Twitch Stars che promuovono i videogiochi, giocando e interagendo con loro in diretta, e il marketing tradizionale, nel mondo dei videogiochi, non esiste più perché sono gli streamer a governare il mercato.

Anche in questo caso, le cifre sono da capogiro. Twitch, la piattaforma di live streaming nata nel 2011 e acquisita nel 2014 da Amazon per 940 milioni di dollari, in Italia conta più di 4 milioni di utenti e gli streamer possono guadagnare cifre milionarie, soprattutto negli Stati Uniti, grazie alla loro capacità di coinvolgere e fidelizzare il pubblico. Questo dimostra che la socialità e l’interazione sono diventate le principali leve di successo nel mondo dei videogiochi, un settore che non smette di sorprendere, di evolversi, di unire e di abbattere tutti i confini.

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